I Fiori Del Coraggio – Prefazione a cura di Annalena Cimino –

 

Prefazione

Istantanee crude e potenti del nostro presente, capaci di imprimersi nell’anima, di scuotere le coscienze, ma anche di offrire prospettive di riscatto attraverso gli strumenti dell’amore e della speranza.

“I fiori del coraggio”, il nuovo libro di Silvana Stremiz ha il potere di scrutare nell’intimo, regalando spiragli di luce.

Ogni lirica è un viaggio nei meandri più nascosti dell’anima, fatto di percorsi sinuosi e di infinite e complesse sfaccettature.

Sfogliando le pagine della silloge, il lettore non può non rimanere colpito da versi potenti come stilettate all’anima. “Urli e picchi duro ma non sei il più forte, soltanto un vigliacco che senza altri vigliacchi come lui non avrebbe nessuna speranza”, si legge ad esempio nella poesia dedicata alla piaga del bullismo. Parole che non lasciano spazio all’interpretazione.

La raccolta poetica della Stremiz è un percorso che si dipana tra il dolore atroce della guerra in “Pianti di madre” “Ho sentito pianti di madre piegati in due su una tomba urlando un nome che non abbracceranno più”, e “Siria”, dove versi carichi di passione tracciano il ritratto della protagonista, forte e fragile allo stesso tempo.

Alchimia delle emozioni.

In una sarabanda tumultuosa l’autrice affronta poi argomenti forti e dolorosi come l’anoressia ed il suicidio, il traffico di bambini , il fanatismo religioso, gli attentati terroristici, lo scempio ecologico che sta uccidendo il nostro pianeta. Terribilmente efficace, a questo proposito, è “Un grido sale dagli oceani”, lirica che chiude la silloge con un canto di dolore per la “Terra” violentata, mutilata e distrutta dai suoi figli.

 

Le istantanee della Stremiz catturano il buio, ma anche la luce. Esistono le atrocità, ma esiste anche la speranza.

Nella lirica “Ho voglia di credere”, la poetessa trasmette un messaggio inequivocabile: nonostante i dolori, le sconfitte e le vicissitudini della vita… nonostante tutto… il cuore può ancora scegliere ciò che rende la vita degna di essere vissuta: l’amore, l’amicizia, gli affetti sinceri.

Attualità e impegno sociale, ma anche sentimento, quindi. Un fiume di ricordi, ad esempio, riporta all’infanzia ed alle radici della poetessa nelle liriche “Remanzacco”, “Stremiz” e “Mi ricordo la neve, il Natale”.

Toccante, infine, l’omaggio al Poeta friulano Pierluigi Cappello, venuto a mancare prematuramente dopo una vita non certo facile e segnata dalle sofferenze.

Un libro tutto da leggere, dunque. Da assaporare verso dopo verso.

Nulla alla fine di questo percorso può essere più come prima. Le parole della Stremiz sono chiavi in grado di aprire gli occhi… della mente e dell’anima.

Annalena Cimino

I Fiori del Coraggio . Introduzione Fabio Privitiera

Introduzione

“Il poeta non è un romantico. Non sempre, non necessariamente.
Il poeta è crudo tanto quanto riesce a mettere a nudo la propria e l’anima di chi lo ispira. Questo fa del poeta ciò che è.”

Apro così, citando le mie stesse parole che scrissi qualche giorno fa, l’introduzione a questa nuova raccolta di liriche di Silvana Stremiz. Amica e poetessa di eccellente forgia. Nella concezione odierna, diffusasi anche grazie (o colpa) ai social, alla figura del poeta pare associarsi l’idea stereotipata di malinconico e smielato, ispirato per lo più dal tema d’amore. Non è questo il vero poeta e non è questo caso. La citazione di cui sopra si allinea a quanto si può leggere tra i versi di Silvana, che mette a nudo la propria anima e lo fa con tutta la forza delle proprie cicatrici in cui percepisce l’urlo della terra e della gente. Versi in cui la vita viene celebrata tacciando, talvolta con tinte aspre, la morte causata dall’intolleranza degli uomini, spinti dal fanatismo e da un certo narcisismo diffusosi nel mondo, e in diverse culture, piuttosto che dalla reale fede in un culto, che nulla ha a che fare con màrtiri e martìri. Versi in cui l’amore non è amore romantico né passionale, ma appassionato al sentimento stesso e all’emozioni che animano il cuore della poetessa quando descrive le scene di un incontro o di un abbandono, risvegliando nel lettore un simile ricordo e suscitandogli la stessa passione.

Alcune delle poesie qui raccolte sono state premiate dai più importanti concorsi di poesia nazionale ma, al di là della capacità stilistica con cui sono stati tessuti i versi, spicca la sensibilità dell’autrice, special modo nei componimenti dedicati, in particolare, a un amico poeta scomparso prematuramente, Pierluigi Cappello, in “Troppo Breve È Stato Il Tuo Volo”, nella quale la malinconia per la perdita, non solo di un amico, ma di un poeta per la poesia si mescola alla speranza di ritrovarlo sempre, proprio nei versi che ha scritto. Versi dedicati anche ai figli, in cui ancora la speranza, quella di una madre stavolta, affiora in “Un Viaggio Da Vivere” in cui Silvana affida ai suoi “un biglietto attraverso la più bella avventura che ci sia”, la vita appunto. E quale dono più bello potrebbe fare una madre ai propri figli, se non quello della libertà nonostante le insidie che, lei sa, loro dovranno comunque affrontare. Oltre questo, oltre l’amore e il dissidio nei confronti della guerra e dell’intolleranza, mi ha colpito aver trovato componimenti riguardanti luoghi, d’origine o visitati, di cui Silvana non solo descrive scene e paesaggi ma, soprattutto in “Remanzacco” e “Stremiz” fa emergere il nucleo del proprio esistere, come donna e come persona. Dico che mi ha colpito, in quanto per motivi diversi io mi sono ritrovato a vivere lontano, a più di mille chilometri, da casa, e ancora oggi non riuscirei a scrivere qualcosa del genere sul mio luogo d’origine. Così ho provato una nota di ammirazione nei confronti di Silvana nel leggere poesie dedicate alle proprie origini.

Concludendo, qui Silvana Stremiz smette di essere poetessa e svela il suo lato più umano, il più nudo e autentico, restituendo al lettore emozioni che forse con maggiore difficoltà sarebbe riuscito a vivere o attingere altrove.

Il poeta non è che questo: un essere umano che concede a un altro essere umano di guardarsi dentro e questo è Silvana. A tal proposito cito:

“Basta un leggero dolore

una piccola illusione

un sogno che si avvera,

basta poco per spezzare le catene

che legano stretto il mio vero io

quella parte di me che nessuno conosce,

che custodisco gelosamente

dentro e dietro ogni mio sguardo

ogni battito del mio cuore,

ma allo specchio appaio nuda e libera.”

(da Dentro me Stessa – Silvana Stremiz)

Fabio Privitera

Biografia Rosanne Donatiello

Rosanne Donatiello nasce in Germania nel 1975 da genitori italiani. Si trasferisce in Italia a pochi mesi dalla nascita , in un piccolo grazioso paesino situato ai piedi di una montagna Foglianise in provincia di Benevento dove vive tutto’ora.

La sua opera prime è stata “ Una Goccia di Me  Edizioni Pensieri e Parole, una raccolta poetica in retrospettiva dove dare vita ai suoi versi sono stati il cuore.

PREMI E RICONOSCIMENTI

Con il libro  “ Una Goccia di Me” ha  ottenuto il primo posto  nella sezione libro edito  al –  Concorso Letterario Nazionale Il Sabato del Villaggio 2017-

Con La Poesia “Ma è Natale e tu sei qui con Me ”  si classifica al primo nella sezione magia di Natale al –   Concorso Letterario Nazionale Il Sabato del Villaggio 2017-

Con la Poesia “Il sentiero dei ricordi “ si classifica 2° nella sezione Primavera al -Concorso Lettrario Persephone Fiori di Pesca 2018.

Prefazione Innamorasi e poi….

Fare una prefazione è sempre un onore, una grande emozione, ma quando a richiederla è un’amica l’emozione raddoppia, ti invade l’anima e il cuore.

Innamorarsi e poi …è la seconda opera di Rosanne Donatiello, e come sempre, ancora una volta, a parlare non è la penna, ma sono il cuore, la vita, i sogni e l’amore donato, spesso ferito.

Se provo a chiudere gli occhi e immaginare la poesia si presentano versi che escono dall’anima, che viaggiano come il vento, sospinti dal cuore.

Questa è la poesia di Rosanne, sorsi di vita, un’anima spesso in tormento, sempre alla ricerca di un sogno, di un amore innamorato e fedele, innamoratissima della famiglia, dei suoi genitori e dei suoi tre figli.

Alcuni versi che colpiscono dalla poesia Innamorarsi e poi, la poesia che dà nome a questa opera: Innamorarsi e poi…Ritrovarsi negli occhi suoi/accarezzare quel viso illuminato di un amore/che non conoscevi.

Dalla poesia: SOGNARE – Mi piace pensare/che un giorno/ci ritroveremo tutti a vivere nello /stesso paradiso.

Dalla Poesia : Ma l’amore eri tu – Imperfetto come pochi ma perfetto per questo cuore/che non ti dimentica. E poi ancora noi,/intrappolati in un groviglio di incertezze.

Infine la dolcezza verso i genitori in due poesie struggenti:

OH MAMMA, dedicata alla madre – Mamma /profumi ancora /di quell’amore

che mi riporta a te/a noi. /Tu Mamma /l’essere perfetto /del mio mondo.

Dalla poesia PAPA’– quanta vita raccontano/le tue mani…quanti sacrifici per crescere quattro monelli/che la sera non aspettavano /altro che tornassi a casa da lavoro.

Quella di Rosanne Donatiello è una poesia che avvolge, non parole, frasi, bensì sorsi di vita, piccole emozioni scritte da una grande Donna, con un cuore a volte ferito, a volte offeso, ma sempre pieno d’amore.

Ho avuto la fortuna di conoscerla di persona, ed è stato davvero un privilegio, dei momenti unici che conservo gelosamente nel cuore.

Silvana Stremiz

 

 

Il promontorio di Cassiopea – Annalena Cimino

Erano trascorsi tanti inverni,
tra i ricordi ed una fotografia sbiadita,
ritornavano le note di quella canzone.
Restava quel gelo dentro, quel sordo dolore.
Il gelo della mancanza, un pezzo di cuore
che sanguinava nel ricordo tuo.
Eravamo lì, al promontorio di Cassiopea
guardavamo il mare, le luci nel golfo,
un brivido gelato in quel – tornerò presto amore mio –
Era un presagio, te ne andasti tra le onde minacciose
insieme al tuo veliero in una notte di tempesta.
Forse il canto di una sirena ti accolse fra le sue braccia,
quel pensiero mi aiutava a reagire e pensare
che non eri solo laggiù e non avevi avuto paura.
Erano trascorsi tanti inverni gelidi, non ero mai tornata lì,
non avevo voluto ricordare e la mente s’annebbiava
mentre sopravvivevo anno dopo anno in una vita altrove.
Stanotte sono ritornata lì in un sogno, eravamo seduti
sulla panchina di pietra, il profumo del mare e dei ginepri
avvolgeva i corpi avvinghiati in quell’ultimo abbraccio,
ritornavano le note della nostra canzone,
gridavo forte il tuo nome, la mia voce si perdeva nel vento
e rimbombava nella testa quel – tornerò presto amore mio –

© Annalena Cimino

Annalena Cimino Biografia

 

Annalena Cimino è nata a Capri. Inizia a scrivere nel 2012 e si dedica anche alla Poesia. Partecipa a numerosi concorsi ed ottiene riconoscimenti in tutta Italia. Ha pubblicato tre sillogi poetiche, L’amante della luna nel 2015, Fragile come un fiore di cristallo nel 2016 e Rapsodie d’autunno nel 2017 tutti editi da Intermedia Edizioni di Orvieto, è presente con le sue liriche in numerose antologie. Sta terminando la stesura del suo primo romanzo, un thriller. Nel giugno 2018 organizza a Capri il Primo Premio di Poesia dedicato a Pablo Neruda, la Città di Capri “Una finestra sul mare” con la collaborazione dell’associazione Culturale VerbumlandiArt Presidentessa Regina Resta con la quale collabora attivamente ed è socia, organizzando eventi artistici-culturali di grande prestigio.

Recensione PONTI DI PAROLE

Il poeta non- canta solo d’amore, ma ascolta il respiro della sua terra, le urla del pianto sospinte dal dolore, la felicità dei propri figli, l’amore della propria compagna e di chi gli ha donato la vita. Della vita raccoglie poi le cicatrici, i momenti di gioia, la tristezza, i sogni e le delusioni, e proprio usando queste emozioni dipinge la sua poesia. La poesia non è quella che vince un premio Nobel, non necessariamente, anzi quasi mai; ma, al contrario, è POESIA tutto quello che fa rumore o melodia, quello che racconta, tutto quello che, partendo dal cuore del poeta, arriva al nostro e lo abbraccia.

Quando leggo un libro di poesia cerco di spegnere i rumori che mi distraggono, mi abbandono all’odore della carta, ai silenzi del Poeta, per dare forma ad ogni intima emozione, e se sento un brivido percorrermi la vita, allora so di aver letto POESIA

Questo mi ha trasmesso il libro di Roberto Colonnelli, il riconoscermi tra i suoi versi, sentirmi madre amata, padre rimpianto, figlio, linfa di vita, compagna di viaggio, complice di vita. Perché la poesia non è di chi la scrive ma di chi poi la vive e la riconosce come sua.

E’ come ascoltare un familiare che racconta di sé e del mondo che vive, che descrive lo scorrere del tempo, le emozioni passate, ciò che sente, ciò che conta, come riconoscerci davanti ad un focolare e sentire che altro non è che “la nostra famiglia”

Si provano tutte le sensazioni dell’anima, si intravedono tutte le sfumature della vita; le emozioni e i misteri di ogni verso “sono nostre”.

Quando leggo di questo autore avverto la pena perenne del non trovare, il dolore pungente di una delusione e la sofferenza celata per il perduto, la gioia per il ritrovato.

Sento il coraggio e la paura abbracciarsi, l’amore per la terra, le speranze, il nonno che ricorda e che gli manca, il mio nonno, il tuo nonno; vedo la luce negli occhi degli adolescenti innamorati, sento il profumo del mare che accarezza la pelle, il sapore della salsedine, vedo i miei figli, i tuoi figli, la mia vita, la tua vita, la vita di tutti NOI

Ci sono attimi che tutti noi portiamo nell’anima e che non trovano voce, non trovano “perché”; poi, un giorno, ci troviamo ad essere le onde di un mare in movimento dentro le pagine di un libro, con l’anima più ricca e un cuore più grande. un libro che è anche la nostra vita, un libro proprio come PONTI DI PAROLE,

Alcuni versi della poesia Ponti di Parole che dà il titolo all’opera

Ho guardato oltre e ho visto…

dove non si ode più voce né passo

la terra, l’oceano, il cielo

respirare l’amore ogni giorno

dall’ alba al tramonto.

 

Roberto Colonnelli è un vero Poeta, è colui che respira l’amore ogni giorno, dall’alba al tramonto, poetando con uno stile tutto suo, che coinvolge senza bisogno di “tecnica” perché la forza è il cuore.

Ho avuto la fortuna di conoscere di persona l’autore e posso dire che dentro questa raccolta poetica” batte l’anima “di un grande UOMO.

Recensione a cura di Silvana Stremiz  scritta  23  Dicembre 2018

 

INVISIBILE PRESENZA

Me ne andrò in silenzio…
come la morte quando arriva
sarò ghiaccio .

Come il riflesso di un fantasma
nello specchio, sarò assenza
invisibile presenza.

M tingerò di rosso
per confondermi nel dolore
del sangue che scorre,
per essere tramonto.

Mi tingerò di nero
per confondermi col buio.
Mi tingerò di bianco
per confondermi con la luna
per essere della notte luce.

M tingerò di verde
per non smettere di essere speranza
di blu per non smettere di essere mare
di azzurro per non smettere di essere cielo
di giallo per non smettere di essere sole
di fuoco per non smettere di essere passione.

Mi tingerò di Te per non morire dentro
per essere della VITA respiro.

Me ne andrò in silenzio
come la morte quando arriva
sarò ghiaccio .

Come il riflesso di un fantasma
nello specchio, sarò assenza
invisibile presenza.

Le parole resteranno mute
testimoni del tempo
dei giorni, dei secoli trascorsi ad amarti .

© Silvana Stremiz

Nonostante …

Nonostante tutto
Nonostante i “se”
Nonostante i “ma”
Nonostante le “spine”
Nonostante ”l’assenza”
Nonostante “giorni di travaglio”
Nonostante i “vuoti”
Nonostante gli “avrei voluto”
Nonostante i “l’avresti potuto”
Nonostante il” buio” di una lunga infanzia
Ti ringrazio per il tempo “buono”
che nonostante tutto mi hai lasciato,
un tempo breve per rubare una favola
e dare un senso ai NOSTRI giorni;
Ed Oggi Nonostante i ”tanti nonostante”
che mi hai lasciato nel cuore
MANCHI MADRE.

© Silvana STremiz

Мне нравится верить

Мне нравится верить
что иногда ты думаешь обо мне
как это бывает со мной.
Что промежутками скучаешь по мне и
если ты отсутствуешь
только потому что ты не можешь.

Что нам обоим пренадлежит
одно и тоже желание ,
и время что нас разделяет
иногда это мучение a
иногда ностальгия,
в картинe
нарисованной нами.

А также по ночам что иногда по мне скучаешь
и я принадлежу к одной мечте,
и если ничего не сбудется
это только потому, что ты не можешь.

Мне нравится верить
что однажды я увижу тебя снова
и глядя в твои глаза
найду частицы меня,
и ты поймешь
что место которое
занимаешь оно безграничнo.

Tакже мне нравится верить
что однажды ты увидишь во мне
какая я на самом деле
с моими недостатками и достоинствами.

И в желанном объятие
ты крепко прижмешь меня к себе ,
пристально глядя на меня
глазами и душой того
что немного любит меня.
из книги «Фрамменти ди Ной» Сильваны

© Silvana Stremiz  ( traduzione in russo a cura di (S.Oprea)
_____

Mi piace credere
che a volte mi pensi
come capita a me,
che a tratti ti manco e
che se non ci sei è solo
perché non puoi.

Che ti appartiene
lo stesso desiderio,
che il tempo che ci divide
a volte è un tormento
a volte nostalgia,
un dipinto fatto di noi.

Che la notte a volte ti manco,
che appartengo ad un sogno,
che se nulla avviene
è solo perché non puoi.

Mi piace credere
che un giorno ti rivedrò
guardandoti negli occhi,
trovando un po’ di me.

Che comprenderai
il posto che occupi
e l’immenso che sei.

Mia piacere credere
che un giorno
mi vedrai veramente
per quella che sono
con difetti e pregi.

E con la voglia di abbracciarmi
mi stringerai a te guardandomi
con gli occhi e con l’anima
di chi un po’ mi ama.
© Silvana Stremiz

L’Autunno

Timida una foglia

dal ramo si è staccata,

sulla mia spalla lieve si posa

quasi mi accarezzasse

leggera, come un sogno

che non ti appartiene ma ti sfiora.

 

Novembre si affaccia

grigio di nuvole, gonfio di vento

mi ricorda di Te, bell’uomo,

dei tuoi passi lenti

che calpestano le foglie del viale

del tuo ultimo saluto.

 

L’autunno, la fine di un anno che avanza

la fine di un sogno o forse un’idea

per iniziare nuovamente a sognare,

per lasciarsi andare

al marrone sbiadito delle foglie

e con loro in alto volare,

toccare il cielo con un dito

e sulla nuda terra riposare.

 

A novembre l’ultimo abbraccio, l’ultimo bacio

tra le ultime foglie bagnate di pioggia

ed i miei occhi perduti tra le lacrime,

mentre indelebile nella mia anima respiri

scorre l’autunno e si affaccia l’inverno

e…

attendo di Te l’arrivo in primavera

le tue labbra sulle mie labbra

la tua carne, la mia carne

il fuoco che brucia la passione

i respiri che si confondono

la fine di un sogno…

l’inizio di una realtà.

© Silvana Stremiz

OLTRE IL BLU DEL CIELO… ACCANTO AGLI ANGELI

Mi chiedo se ora dove sei,
oltre il blu del cielo
oltre il sole che nasce
molto più in là
oltre il buio della notte
oltre le stelle, oltre la luna,
magari seduta accanto agli angeli,
il freddo se n’è già andato.

Mi chiedo se ora dal cuore
si è staccato l’ultimo frammento
della tua disperazione,
se adesso finalmente hai trovato la tua pace.

Quanto fango deve aver calpestato il tuo cuore
per annegare la tua anima nel sale di tanto dolore,
quanto sangue devono aver versato i tuoi occhi
per annebbiare i colori della vita.

Quanta solitudine devi aver masticato
quanti giorni di freddo devi aver hai bevuto
per dimenticarti i sorrisi dei tuoi figli
e il calore dei loro abbracci,
per allungare verso il cielo la corda
ed appendere ad un Platano la tua vita.

Ed ora dimmi: chi spegnerà al loro pianto?
Chi toglierà quel chiodo conficcato nella loro anima?
Chi dipingerà per loro un arcobaleno?
Quanti secoli di dolore dovranno attraversare
prima che si riaccenda per loro il sole
se ora manchi TE ?
© Silvana Stremiz

Ho voglia di credere…

HO VOGLIA DI CREDERE…

Ho voglia di credere che una rosa con le sue spine
non debba mai arrivare a pungere il cuore,
che un sorriso che sorride stia sorridendo
che un abbraccio che abbraccia stia abbracciando
che un Ti voglio bene detto sia un VOLER BENE
che una carezza data sia una carezza
che la verità sia la verità
che amico mio voglia dire essere amici,
perché conosco il sapore di un sorriso bugiardo
di un abbraccio che sta pugnalando
di un Ti voglio bene che sta odiando
di una carezza sta colpendo
di una verità che mente
di un amico NEMICO.

Ma voglio ancora credere nella favola in cui
quando mi guardi e sorridi
mentre io ti sto guardando sorridendo
significa che possiamo fidarci
perché IO già mi sto fidando.

© Silvana Stremiz

I FIORI DEL CORAGGIO

XV edizione del Premio Letterario  “INSIEME NEL MONDO”   di SAVONA 1° CLASSIFICATA  POESIA INEDITA  9 SETTEMBRE 2017

MENZIONE SPECIALE   AL CONCORSO NAZIONALE DI POESIA ” POESIA NEL BORGO”  III EDIZIONE A MONTIGNANO DI SENIGALLIA 19 AGOSTO 2017

Eccomi, ancora in piedi
lacrime e sangue rigano il mio volto
la testa gira, i muscoli tremano
ma chi tra noi due ha più paura?

Le urla e le risate guaiate,
sono coltelli affilati, che penetrano nell’anima,
chiuso nel cerchio dei bulli
schiavo e avvinto ad una catena
che nessuno vede, che non si può raccontare
senza aggiungere ulteriore vergogna
a quella che già mi soffoca.

Urli e picchi duro
ma non sei il più forte, soltanto un vigliacco
che senza altri vigliacchi come lui
non avrebbe nessuna speranza.

Nonostante tutto ci sono ancora
sono in piedi, ti osservo,
ci vuole più coraggio ad essere se stessi
che non lo strumento della cieca ignoranza.

E’ la paura che ci rende cattivi,
quel vento sottile che
non riuscendo a raccogliere i fiori
preferisce strapparli alla terra.

Adesso ti allontani, ma, lo so, ritornerai
ed io sarò qui ad attenderti, senza più timori,
puoi anche provare a strappare le mie radici
ma i semi del coraggio che dentro ho piantato
prima o poi ti seppelliranno di fiori.

© Silvana Stremiz

 

Famo che…

Famo che ti voglio

che un po’ te amo

Famo che famo un po’ di tutto

li sulla scrivania, o sul tavolo della cucina

ce spalmamo co la nutella.

 

Famo che scherzamo un po’

che schezando ce famo l’amore

come scemi in ogni dove.

 

Famo che ci divertimo

e s’amamo come pazzi

senza tanti intrallazzi.

 

Famelo almeno un’ora durà

da riportà nell’infinito

pe potello ricordà.

 

Famelo e non ti scoderò

se ogni centimetro amerò.

 

Famo che io ti voglio

e che anche tu me vuoi.

Famo che semo due essere speciali

che insieme “famo ” scintille

da fa invidia a tutti l’Angeli

e li Diavoli.

 

Famo che per sempre

nel cuore te porterò.

© D&E

 

Un sorriso da imprimere nel tempo

in prestito

E’domenica e non ho proprio voglia di alzarmi dal letto.
Fuori piove, sento il rumore incessante della pioggia battere sui vetri e così preferisco stare qui, a sognare ad occhi aperti…Lei!
Ricordo quando la vidi la prima volta, era per strada e,
con le sue cuffie nelle orecchie, saltellava con noncuranza cantando a squarciagola una canzone di Battisti.
Lo scontro fu inevitabile ed inevitabilmente me ne innamorai.
Ricordo bene come fosse oggi…
-Le chiesi: “dove sta con la testa signora?!”
“Non è mica una ragazzina e tra l’altro è anche stonatissima!”
Lei mi guardò per un attimo, in silenzio, poi mi rispose con un sorriso…
“Mi scusi, sono imbranata lo so, dovrei stare più attenta”.
“Sono stonatissima, so bene, ma non cantavo per lei bensì per me e le mie stonature non mi danno fastidio”.
“E’ presuntuosa signora e non ha l’età per fare la scema per strada”
-Lei sempre sorridendo rispose…
“Io non ho gli anni delle mie rughe ma quelle del mio cuore perciò sono una ragazzina“
e saltellando e cantando, senza voltarsi indietro si allontanò lasciandomi addosso il profumo del suo essere bambina.
Nei giorni a seguire pensai spesso a lei con un sorriso, più spesso di quanto volessi.
Si, avrei voluto conoscerla meglio quella folle “ragazzina” con le rughe sul volto e gli anni del suo cuore,
avrei dovuto trovare un modo per trattenerla quel giorno
ma nulla feci…e se ne andò.
Una settimana dopo, uscendo dal mio ufficio la rividi;
era lì, dinanzi al portone dell’edificio di fronte.
Era lei, sempre con quell’aria svampita da eterna ragazzina, piccolina, alta poco piu di un metro e mezzo
aveva i capelli sciolti, senza trucco, indossava un paio di jeans, una camicetta blu e ai piedi un paio di ballerine
e le sue immancabili cuffie nelle orecchie.
Non riuscii a distogliere da lei gli occhi
dimenticandomi del resto del mondo.
Cercai di darle un’età, mi fu impossibile…
la vidi attraversare la strada e salire su una macchina. Questo mi fece pensare che forse lavorava lì, nell’ufficio di fronte e magari l’avrei potuta di nuovo rincontrare.
L’indomani mi guardai attentamente intorno, notai un auto che sembrava fosse quella su cui lei era salita il giorno prima e questo, inspiegabilmente, mi rese felice.
Era stupido lo so, in fondo non sapevo nulla di lei, probabilmente era sposata o impegnata perchè non era giovanissima, ma, sinceramente, in quell’istante a me nulla importava, avevo solo una gran voglia di rivederla.
Nei giorni seguenti, osservando attentamente dalla finestra del mio ufficio l’andirivieni delle persone, la intravidi, ed ebbi modo di capire che lei lavorava lì.
Sapevo che l’avrei rivista e nacque in me la quasi certezza che l’avrei potuta rincontrare di nuovo.
Feci di tutto perchè ciò accadesse e così fu.
Aveva sempre quell’aria fanciullesca, quel suo modo di fare disarmante e il tutto di lei non faceva che aumentare la mia curiosità.
Iniziai ad amarla ed ogni giorno me ne innamoravo un pò di più.
Per un lungo periodo iniziammo a frequentarci, a conoscerci, ridere e scherzare insieme.
Dio quanto era bella, con le rughe sul volto e gli anni del suo cuore!
La baciai, un giorno, convinto che lei nutrisse per me lo stesso sentimento.
Lei arrossì, ma quel bacio non durò che un attimo, si ritrasse e capii che forse stavo sbagliando…
Mi sussurrò
“non posso, non voglio“
La guardai con il cuore in tumulto, e sentendomi io un ragazzino, le dissi:
“Ti amo, Ti voglio”.
Mi rispose
“mi dispiace, ho altro nel cuore e nei pensieri e non vedo in te quello che tu vedi in me”.
Rimasi in silenzio, nel silenzio di un minuto che sembrò eterno poi, guardandola negli occhi le chiesi:
“E se mi bastasse solo saperti?”
Abbassando timidamente gli occhi rispose…
“Mi avresti a metà e meriti di più, come io merito di più.”.
Mi sorrise abbracciandomi forte e andò via, ancora una volta, senza voltarsi.
La guardai mentre si allontanava
senza più addosso quell’aria da ragazzina svampita.
Da quel giorno, non ebbi più il coraggio di cercarla,
aveva ragione, non poteva bastarmi saperla.
Io l’amavo e di lei volevo tutto, il suo cuore, la sua passione, la sua mente, la sua carne e la sua anima.
Ma non c’è domenica che non attenda il lunedi per catturare di lei un sorriso e rubare alla vita quell’attimo da imprimere nel cuore.
© Silvana Stremiz

Lei

ci credo

Lei è una bella donna, dicono in molti, con lo sguardo malinconico, un tipo strano che sorride poco, ma quando lo fa illumina il mondo.
Scontrosa da sembrare quasi asociale ma anche timida, e così bella, quando il rossore dell’emozione le copre il viso e le fa tremare la voce.
Apparentamente aggressiva, a volte anche in modo marcato, quasi a volersi difendere dal mondo intero.
E invece, null’altro vi è, dietro quell’armatura di aggressività, che un cuore che altro non sa fare che amare.
Si, solo un cuore che ama, ma un cuore quando viene tradito troppe volte si difende, spara, uccide e lancia sassate di parole
per difendersi e indossa la corazza di ferro, lo sguardo quasi gelido e il sorriso trattenuto ma solo per timore che qualcuno, un’ennesima volta, le possa portare via tutto e spezzarle ancora il cuore in mille pezzi.
Lei è speciale, ma, come tutte le persone speciali, inconsapevole di esserlo, lei è speciale nel suo modo di fare e non fa distinzione nel porsi, sia con una donna o sia con un uomo, perchè tutti siamo anime.
L’ho conosciuta un po’ di anni fa, ci siamo frequentati assiduamente per un po’, chi ci vedeva insieme poteva e sicuramente qualcuno ha pensato ad una storia d’amore fra di noi, per il suo modo di fare, magari per il suo modo di scrivere, per il nostro essere, ma non era cosi.
Eravamo solo amici, anche se innamorarsi di lei non è poi difficile; farla innamorare, invece, è quasi impossibile, o meglio diventare per lei amore è una partita persa perchè fedele ai suoi principi, a quella promessa fatta, nella buona e nella cattiva sorte e lo è ora e lo sarà sempre restando fedele ai suoi principi, anche se dovesse scoprirsi innamorata un giorno di un amore più grande.

Il suo essere provoca spesso gelosie in alcune donne, per la sua indipendenza, per il suo modo di scrivere d’amore, di dipingere con le parole quadri di vere passioni.
Passioni descritte, che spesso però, danno motivo per equivocare. Ma certe passioni, si sa, si scrivono solo quando abitano nel cuore, quando le viviamo dentro, dentro il nostro cuore.
Questo di lei ho amato da subito: la sua lealtà, la sua determinazione in difesa dei valori in cui crede, il tenere stretto le cose che contano, quel suo infinito amare tutti, non come uomo o come donna, ma come anime e la sua capacità di condividere e donare la sua conoscenza, il cuore, il tempo, indistintamente a chiunque senza mai nulla chiedere o volere se non un sorriso.

L’ho rivista una settimana fa, son passati quasi quattro anni dall’ultima volta.
Ero emozionato e lei anche, sempre bella uguale, perché lei per me è bella, di una bellezza unica dentro e fuori, con quello sguardo malinconico che non abbandona mai.
L’ho abbracciata come si abbraccia una vecchia amica, ma l’ho stretta forte come si stringe un amore, perchè quel suo profumo di donna mi è entrato nel cuore e cosi sussurrando le ho detto:” Io ti amo” e lei sorridendo ha risposto: “ anche io da morire, siamo amici”.
Si, lei è una donna speciale, bella nel cuore, bella nella passione e quando ama, ama fortemente e questo può intimorire chi non è abituato ad amare come lei.
Le donne potrebbero vedere in lei una rivale che invece non c’è, fraintendere la sua determinazione, la sua ostinazione e non comprendere, invece, la sua purezza d’animo e il suo amare come solo l’amore sa, senza cercare amore.

Lei non è una donna qualunque che vive amando se stessa e magari tenendo incatenato il proprio uomo, perché amare è lasciare ed essere lasciati liberi come cavalli selvaggi senza padroni, amare e essere fedeli al proprio cuore cavalcando liberi i prati della vita.

© Silvana Stremiz

IL ROSSO CHE STONA

donna

Lucia ha 28 anni ed è bella da impazzire: lunghi capelli neri lisci, occhi color del mare, pelle ambrata, un corpo snello ma formoso. È intelligente, determinata e orgogliosa.
Lucia lavora in una grande multinazionale. Condivide il suo ufficio con Franco, un bel ragazzo simpatico, cinque anni più grande. Franco è segretamente innamorato di lei. È la classica storia di uno che ama una mentre lei è pazza di un altro: Franco è un collega, un confidente, una spalla su cui piangere, tutto fuorché un compagno agli occhi di Lucia, che è al telefono da mezz’ora. Franco la osserva sforzandosi di sorridere. Lei posa il ricevitore, il cuore le batte all’impazzata, non sente le gambe, la mente va dove vuole. Era lui, Bruno, incontrato tre mesi prima in un pub, un gioco del destino che le ha fatto perdere letteralmente la testa: Lucia ha una cotta pazzesca per lui. È un importante imprenditore, bellissimo, brillante, irresistibile, insomma l’ha catturata totalmente al primo sguardo e ormai tutti i suoi sogni gli appartengono. Bruno ha un solo difetto: ha detto di adorare le rosse, mentre Lucia è mora, e questo a lei era sembrato un ostacolo insormontabile. Eppure lui l’ha appena invitata nella sua casa al mare! Forse ha cambiato idea sulla questione dei capelli? Lucia ha paura di star sognando, di svegliarsi all’improvviso da un’allucinazione prodotta dai suoi desideri. No, non sta sognando ed è totalmente elettrizzata. Sono mesi che non pensa ad altro: che Bruno la inviti da qualche parte, qualsiasi, e ora si sente così felice che le sembra di amare l’umanità intera come mai aveva fatto prima. Prende le consegne del capo, l’ora di chiusura dell’ufficio sembra non arrivare mai.
In strada, accanto alla sua macchina, l’aspetta Bruno, più affascinante che mai con quell’aria da conquistatore. Lucia crede di essere sul punto di svenire mentre lui le apre la portiera, ma scivola disinvolta sul sedile di cuoio, anche se le pare di avere il fuoco nelle vene e la testa piena di farfalle. È completamente persa, e lui lo sa. È una giornata perfetta, è il momento perfetto per tutto.
Sulle scale della casa di Bruno Lucia sente il leggero imbarazzo di chi sa come finirà e soprattutto sa come vuole che finisca. Non aspetta altro: non importa quanto durerà, ciò che conta è che sia iniziato.
Entrano in casa, lui l’afferra, la bacia, la stringe a sé in un abbraccio nel cui calore Lucia si scioglie. Bruno la abbandona un istante per tornare con due bicchieri: un drink prima della confusione dei sensi. Le lascia il tempo di notare l’arredamento: un grande specchio, dei quadri appesi alla parete, una sveglia sul comodino. Qualcosa stona in quella scena ma lei scaccia la sensazione, presa com’è dall’attesa febbrile dell’essere conquistata.
I bicchieri si appoggiano lievi sul comodino, poi è lei a prendere l’iniziativa: lo sospinge sul letto, i vestiti volano per la stanza, freneticamente gli si stende sopra e divora quelle labbra tanto agognate. Si solleva per osservare l’effetto e poi lentamente si china, i suoi lunghi capelli si appoggiano sul petto di lui, quasi come una cortina a racchiudere i loro volti, sguardo nello sguardo, respiro nel respiro. Poi è la completa fusione dei loro corpi che si conoscono, si accarezzano percorsi da lunghi brividi, le gambe si avvinghiano strette come se ogni centimetro di pelle volesse abbracciarsi. Lucia lascia scendere le sue mani lungo i fianchi fino all’inguine…
Lentamente riemergono da quella frenesia, lei si discosta, le mani di Bruno scorrono fra i suoi capelli, i suoi splendidi capelli neri. Un pensiero balena come un fulmine nella mente di Lucia, procurandole una fitta al petto: a lui piacciono le rosse. Ed eccolo, infatti: «Sai che tu sei la prima mora nella mia vita?»
Certo che lo sa: lo ha visto in più di una occasione presentarsi con le sue rosse mozzafiato, e lui non tiene certo nascosta questa preferenza. Per la seconda volta in quella giornata le sembra di sentire una nota stonata. Mentre lei cerca di mascherare il fastidio lui incalza: «Ti vorrei rossa».
Lucia indipendente, sicura di sé, Lucia dalla forte personalità si arrabbia, si stizzisce, eppure la mattina dopo, prima del lavoro, si infila dal parrucchiere, taglia i capelli e li fa tingere. Quando entra in ufficio Franco a stento riesce a chiederle che cosa è successo. A lei manca il coraggio di guardarlo in faccia: in fondo lo sa che con quella scelta si è svenduta l’amor proprio per l’amore. Lo sguardo di lui esprime vera e propria commiserazione e lei si sente in imbarazzo.
«Mia nonna non è vissuta in un’epoca di emancipazione femminile come te, ma aveva più orgoglio di te, più senso di dignità» la affronta Franco. «Avevi dei capelli bellissimi, eri splendida. Arriva un cretino qualsiasi e tu cambi colore, taglio, povera Lucia. Credevo avessi più carattere!» Lucia si sente mancare, le tremano le gambe: in un attimo un velo si squarcia nella sua mente e lei ha voglia di piangere, invece si infuria gridando le sue ragioni, cercando di sembrare decisa. Franco si volta e Lucia si sente nuda di fronte alla verità. Cerca disperatamente di riappropriarsi della sicurezza perduta, sminuendolo e umiliandolo, ma niente riesce a cancellare la realtà che lui le ha mostrato.
Franco la guarda negli occhi. Lentamente, con fatica, quasi con sofferenza, tira fuori parole pesanti come macigni. «Un povero scemo si è innamorato di te la prima volta che ti ha vista, qualcuno che non voleva cambiarti ma ti amava per quella che sei.» Lucia resta a fissarlo stordita, imbarazzata, incapace di reagire. «Tu mi ami!» esclama. Franco volta le spalle, deluso.
Lucia improvvisamente cerca un appoggio, il cuore batte forte, non capisce perché eppure avrebbe voglia di baciarlo. Si sente così stupida! Franco ha ragione: lei si è appena privata di se stessa per un’insensata rivalsa, in nome di qualche inutile ora di sesso.
Lei, con i suoi splendidi capelli, con le sue riconosciute capacità, deve dipendere dal capriccio di Bruno? È davvero Bruno ciò che vuole, o si è trattato solamente di una sfida personale? Lui è suo, lo sarà mai veramente? Tutte quelle domande le penetrano in testa come colpi di martello. A uno sguardo disincantato ciò che è successo le appare ora frivolo e superficiale.
Non osa incrociare lo sguardo di Franco, teme di scontrarsi con l’imbarazzo della confessione, ma anche con un turbamento inaspettato. Sente addosso la delusione di lui, la rabbia e quell’amore non riconosciuto, disatteso le fa male da morire, ma le scalda anche il cuore. Franco si è fatto cupo, triste come un animale abbandonato, ma lei si sente emozionata come una bambina alla prima cotta, lo fissa negli occhi. Non dicono nulla, non ce n’è bisogno. Lei lo abbraccia, appoggia dolcemente le labbra alle sue, e accade la magia: tutto quello che provava per Bruno si dissolve in quel bacio, perché non era mai stato vero amore ma un traguardo da raggiungere, solo un sogno proibito, una passione che brucia fino a quando si consuma. No, non è quello che prova ora baciando Franco: questo è amore, lo sa, lo sente. Come ha fatto a non accorgersene prima… I capelli ricresceranno neri e lei tornerà se stessa, non per un uomo, ma con l’uomo giusto accanto.
© Silvana Stremiz

LA PARABOLA DEL TEMPO

tempo

Esco dalla doccia, velocemente mi asciugo i capelli, al volo li raccolgo con un fermaglio, infilo un paio di Jeans strappati come quelli che indossano le ragazzine sebbene io non lo sia più una ragazzina perché sulla pelle, sul volto, nell’anima ho tutti i segni del tempo, ma non nel cuore, che è rimasto quello di un bambino che vive sognando.
Esco di casa al volo, una corsa verso il fiume, in compagnia del tempo amico nemico di questa folle vita.
Mi siedo sulla sponda del Grivò a guardare lo scorrere dell’acqua che va verso il mare perché è lì, nel mare, che si incrociano tutti i fiumi ed è lì che il tempo deposita i momenti, gli attimi.
Sento il tempo scorrermi addosso mentre una folata di aria fresca mi accarezza la pelle.
Chiedo al tempo di fermarsi un attimo, ma continuando a scorrere mi risponde:
”Non posso, se mi fermassi il tuo di tempo non avrebbe futuro, la vita non avrebbe senso e il mondo si fermerebbe ed è per questo che, anche ora mentre tu mi parli, io continuo il mio cammino lasciandoti addosso minuti, ore, attimi di vissuto, tracce indelebili sulla tua pelle e nel tuo cuore”.
Mi scende qualche lacrima, le sento posarsi sul cuore dove si appoggiano “gli attimi di una vita”, sono pesanti come il piombo, leggere come una piuma, amare come il sale e dolci come il miele.
Sono così le nostre memorie, un alternarsi di momenti belli, brutti, a volte maledetti, a volte benedetti, si mescolano, si amalgamo; c’è di tutto in un vissuto, c’è del buono e c’è del brutto.
Ripercorro del passato momenti in cui so che avrei potuto, in cui avrei probabilmente dovuto, in cui non ho osato, momenti che hanno oggi il sapore del sospeso, dell’incompiuto, tutti ”se“ che resteranno, come lama affilata, nell’ anima per l’eternità.
Ancora sussurro al tempo…
“Ti prego, rivoglio momenti, quegli attimi di vita”
Ma scorrendo veloce, e senza badare alle mie parole, mi risponde:
“Il passato è passato, nulla torna, nulla può essere da me restituito, ogni battito, ogni respiro già scritto, ha lasciato nel tuo tempo il suo racconto, non sono come il vento che va e ritorna, io vado sempre in un’unica direzione, verso il mare oltre l’orizzonte verso l’infinito”.
Ti prego…
“No, non posso! Devi solo guardarti nel cuore, sfogliare le pagine della memoria, tra quei battiti, quei respiri dell’anima tutto è stato già scritto e resta indelebile, ad ogni tempo tutto quello che “E’”.
Ascoltami tempo… ho parole da cancellare, parole non dette, dolori da strappare, attimi da rivivere, abbracci dimenticati e ancora un bacio da dare. Ho risposte da trovare in tanti perché senza risposte, tanto dolore da comprendere e un Dio perso non più ritrovato da ritrovare.
Ascoltami tu ora, Donna…
“Nulla del tempo passato ritorna, ma tutto nel tempo può ancora accadere, il passato lo si può riscrivere, a volte più bello a volte più brutto, ma nulla sarà rimpianto finché un solo granello di vita scorrerà, avremo altre occasioni per rimediare, per raccontare, per rivivere e per sperare.
Devi vivere nel respiro del tuo cuore, ascoltare e guardare con l’anima vivendo ogni emozione da dentro con amore, rabbia e passione, solo così puoi estendere all’infinito l’attimo.
Ogni risposta è dentro Te, la fede ne facilita la comprensione e l’accettazione e, sebbene non faccia di noi una persona giusta, rende più facile il nostro cammino e l’accettazione della morte stessa. Solo se vuoi ritroverai Dio e la fede dentro te, ma non troverai mai nulla di ciò che non sei disposta ad accogliere. Non posso essere io, il tempo, a darti le risposte, sono solo un fedele compagno di questo tuo viaggio e nel mio trascorrere ti do l’opportunità di comprendere, di trovare le tue risposte e dare un senso ai perché della vita.
E’ solo vivendo appieno ogni attimo, che alla fine di questo viaggiare con l’anima avrai vissuto una vita, comprendendone, forse, il senso, raccogliendone e depositando i ricordi in ogni angolo di cuore”.
Sorridendo, osservo ancora lo scorrere del fiume che va verso il mare con la consapevolezza, stavolta, che tutto può ancora accadere e che non è mai troppo tardi per donare quell’abbraccio non dato, quel sorriso, dare quel bacio non dato e vivere appieno la vita trovando tra le pagine del tempo ogni risposta.
Silvana Stremiz ©

Ti ricorderai un giorno in cui un giorno….

in una mano

Tu non ti ricordi ma io sì
quando eri poco più di un granello di vita
che doveva ancora compiere un intero cammino
quando a Lui stavi nel pugno di un mano
tanto piccola sei nata.

Tu non ti ricordi, ma io sì
quando la prima volta ti vide
gli tremavano persino le parole
ed i suoi occhi…
i suoi occhi brillavano di Te
ed il cuore…
il suo cuore respirava di Te.

Se oggi non ricordi
perché troppo piccola eri
domani, un giorno,
ti ricorderai i giorni
in cui  “c’era un giorno”
che il suo sguardo
non amava che Te.
Perché c’è stato credimi.
Credi a me.

© Silvana Stremiz